
Bobbio , da diversi anni insignita della Bandiera Arancione del Touring Club, riconosciuta Città d’Arte e Cultura e dal 2008 entrata a far parte del club dei Borghi più Belli d’Italia , è situata sulla sponda sinistra del fiume Trebbia, in una zona ricca d’acqua e di insediamenti fin dall’epoca neolitica.
I numerosi ritrovamenti testimoniano infatti la presenza di varie popolazioni: i Liguri, i Celti e dopo il 14 a.C. i Romani. Ma la sua storia è indissolubilmente legata a quella dell’Abbazia di San Colombano fondata dal monaco cenobita Colombano che vi giunge nel 614 quando riceve questo territorio in dono dal re longobardo Agilulfo. Donazione dalla grande valenza politica in quanto Bobbio controllava la grande carovaniera, la via del sale, che da Piacenza, lungo la Val Trebbia raggiunge Genova, caposaldo dei Bizantini.
A Bobbio, Colombano trova solo una chiesetta semidiroccata, dedicata a S. Pietro, e la restaura. Egli ha più di settant’anni, è stanco e forse malato: muore il 23 novembre 615 e i suoi discepoli lo seppelliscono nella chiesetta di S. Pietro. A reggere la comunità conventuale si alterneranno in qualità di Abati vari monaci seguaci del Santo. Il convento si popola rapidamente: già nel 643 conta centocinquanta monaci. Attorno al convento sorgono le prime case abitate da civili.
L’Abbazia di Bobbio, con le sue scuole, la sua Biblioteca, il suo Scriptorium, la sua organizzazione economica, diventa rapidamente anche una potenza politica. Alla Corte Longobarda i monaci godono di una tale considerazione che spesso le crisi politiche sono da loro risolte o provocate. I possedimenti dell’Abbazia in età longobarda si estendono in tutta l’alta Italia. Nel giugno del 774, Carlo re dei Franchi, si impadronisce di Pavia e pone fine al Regno Longobardo. Pochi giorni dopo i monaci bobbiesi ricevono nuovi vasti beni in dono e vengono così tacitati dal nuovo signore. Bobbio apriva ai Franchi la strada verso la Liguria e verso l’Italia media. La soggezione arricchisce il Monastero di Bobbio, che diventa monastero imperiale, ma ne compromette l’autonomia che aveva sotto i Longobardi.
In questo momento Bobbio possiede beni in Val Trebbia, val Staffora, val Tidone, val d’Aveto, in Liguria, nel Monferrato e nelle Langhe, arriva fino alle porte di Torino, Attorno al Lavo di Garda, da Salò a Bardolino, sui Laghi di Mantova, a Piacenza, Ravenna, Genova, Lucca e Pavia.
L’Abbazia è ormai un ricco feudo. Il sistema curtense raggiunge in Bobbio la perfezione. La curtis non è un organismo chiuso, come si legge nei vecchi libri di scuola. L’eccedenza dei suoi prodotti viene scambiata con altri paesi. Sui fiumi e sui laghi dell’Italia Settentrionale corre una flotta di una quarantina di navi, che fanno spola da un porto franco all’altro. A Monticelli d’Ongina, sul Po, vi sono vasti magazzini, a cui arrivano carichi di sale e di pesce e da cui partono carni salate e affumicate. Sui monti di Bobbio vengono allevati cinquemila suini, centinaia di vacche e pecore. Queste ultime servono soprattutto per la produzione della pergamena, usata nello Scriptorium, dove si copiano sistematicamente opere di scrittori latini antichi. Bobbio crea una sua scrittura inconfondibile e le miniature dei suoi codici si richiamano alla cultura irlandese. Tale cultura si ritrova anche nelle magnifiche transenne in marmo che ornano l’antica basilica protoromanica edificata dall’Abate Agilulfo a partire dal IX° secolo. Ricordiamo i più famosi codici di Bobbio che hanno permesso la conservazione dei testi trascritti: il De Repubblica di Cicerone, attualmente nella Biblioteca Vaticana, il Virgilio della Laurenziana; il Plauto della Capitolare di Verona; le Lettere di Seneca a Lucillo della Queriniana, il Codice Purpureo dei Vangeli.
I codici superstiti sono conservati all’Ambrosiana, alla Vaticana, alla Nazionale di Torino, a Parigi, a Madrid, a Berlino e in altre importanti biblioteche del mondo.
Nel 1014 l’Abate ottiene la dignità e la giurisdizione episcopale e nasce così la diocesi autonoma di Bobbio, che da borgo monastico sale al rango di città episcopale.
Nei primi tempi vescovo e abate sono la stessa persona, poi le due cariche vengono affidate a persone diverse operando anche una divisione dei beni. Da questa decisione inizia la decadenza di Bobbio. Le lotte intestine tra abate e vescovo, aggiunte ai conflitti derivanti dai nuovi soggetti nascenti, i Comuni, porteranno rapidamente al declino la città Trebbiense.
Nel 1230 Piacenza occupa Bobbio; dominio che prosegue fino alla conquista Viscontea di tutta l’area lombarda. Bobbio, staccata da Piacenza e aggregata a Voghera, si orienta verso l’ambito di influenza pavese. Nel 1387 è data in feudo ai Dal Verme, i quali la terranno, salvo qualche breve interruzione, fino alla metà del ‘700 quando, in seguito alle Guerre di Successione, passa ai Savoia. Da questo momento la storia di Bobbio si identifica con quella dello Stato Sabaudo. Elevata a capoluogo di Provincia, Bobbio ne segue le vicende fino alla costituzione del Regno d’Italia, quando viene incorporata nella provincia di Pavia. Nel 1923, chiede ed ottiene il passaggio a Piacenza, riprendendo a guardare alla naturale direttrice geografica della sua vita, la valle della Trebbia.
(testo estratto da uno studio del prof. Enrico Mandelli)
Monumenti degni di una visita:
Abbazia di San Colombano. Aperti al pubblico il corridoio a piano terra, il chiostro principale e quello di servizio. Il Museo dell’Abbazia, recentemente ampliato e restaurato, che raccoglie notevoli opere e oggetti d’arte di epoca romana, medievale e rinascimentale. Dall’ala sud del chiostro, l’unica che conserva il porticato originario, si accede al Museo della Città, che offre percorsi didattici multimediali. Esso è ospitato nei locali originali del IX° secolo: il refettorio con il grande affresco della Crocefissione, le cucine, il cavedio interno e le grandi cantine con volte a botte.

Abbazia di San Colombano
Basilica di San Colombano. Costruita nella seconda parte del ‘400, sopra la chiesa conventuale anteriore al 1000. Affreschi di Bernardino Lanzani (1527), Coro ligneo in stile gotico (1488). Nella cripta: mosaico pavimentario del sec. XII°, sarcofago di San Colombano opera di Giovanni dei Patriarchi (1480), transenne marmoree longobarde usante come lastre tombali dei santi Attala e Bertulfo, cancellata in ferro battuto del secolo XII°.
Duomo. Edificato nel sec.XI°, presenta una decorazione moderna nelle tre navate e una settecentesca nel presbiterio e nella cupola del transetto. Nella cappella di San Giovanni, cui si accede dal transetto di destra, si può ammirare uno stupendo affresco della seconda metà del quattrocento, raffigurante l’Annunciazione.

Il Duomo
Ponte Vecchio. Detto anche Gobbo per il particolare profilo. Di età romanica con rifacimenti successivi, è lungo 280 metri e con 11 archi diseguali tra loro.

Il Ponte Vecchio detto “Gobbo”
Castello Malaspina-Dal Verme. Eretto nel sec. XIV° sulla collina dominante il borgo, consiste di un poderoso mastio centrale, due torri minori di servizio e conserva ancora intatte le mura difensive. Dagli spalti si gode di una vista panoramica sul centro storico della città.

Castello Malaspina
Santuario della Madonna dell’Aiuto. Ingloba i resti della primitiva chiesa del XV° secolo decorata con un’immagine affrescata della Madonna che nel 1611 stillò sudore dalla fronte. Il Santuario nelle forme attuali del barocco classico, fu completato nel 1641.

Santuario della Madonna dell’Aiuto
Monastero di San Francesco. E’ in puro stile francescano rustico del XIII° secolo, con un suggestivo chiostrino. La parte conventuale si è conservata integralmente nello stato originale, mentre la chiesa è stata ricostruita in forme barocche nei primi anni del ‘700.

Chiostro di San Francesco
Museo dell’Abbazia. Custodisce interessanti reperti che vanno dai primi secoli dell’era cristiana fino alla metà del XVI secolo. Di epoca romana sono il sepolcro della famiglia Coccia, quattro anfore cinerarie, un’Ara di Diana e la famosa Idra in alabastro attribuibile al III sec. Altri importanti pezzi sono le numerose pietre longobarde ad intreccio vimineo, la lapide di Cumiano dell’VIII sec. , Ampolle votive in stagno del VI sec., la Teca di Orfeo e il Busto argenteo di San Colombano. Nella pinacoteca, collocata nell’ultima sala, un bellissimo polittico del Luini, raffigurante l’Assunzione di Maria tra lo stupore degli Apostoli e la gioia degli angeli.
Museo della Città. Situato in locali originali del IX secolo – il refettorio con il grande affresco della Crocifissione , le cucine, il cavedio interno e le grandi cantine con volte a botte – questo museo si propone come percorso didattico introduttivo alle altre istituzioni mussali e all’intera città. Nelle varie sezioni attraverso un allestimento costituito da espositori trasparenti e supporti informatici sono affrontate le tematiche legate alla vita e all’opera di San Colombano, la situazione geopolitica dell’Italia Longobarda e all’attività del famoso Scriptorium.
Chiesa di San Lorenzo. Edificata probabilmente nel XII secolo venne poi ampliata nel XXVI. Ancora visibile sul lato sinistro dell’attuale facciata parte della primitiva chiesa mentre sul muro esterno del lato destro sono conservate due lapidi, sempre provenienti dall’antica costruzione.
Altitudine: 272 m.s.l.
Abitanti: 3724
Patrono: San Colombano 23 novembre
Come si raggiunge: in auto – autostrada A1, uscita Piacenza Sud, seguire a dx per tangenziale e proseguire in direzione Genova – Bobbio
da Genova SS 45 della Val Trebbia che tocca gli abitati di Bargagli, Torriglia, Montebruno, Rovegno Gorreto, Ottone.
Da Chiavari e dalla riviera Ligure di Ponente, attraverso la strada statale di Val d’Aveto SS 586
Da Voghera attraverso Varzi e la SS 461 di Passo Penice.
Distanze in Km: da Milano 106 ; Bologna 191 ; Piacenza 45; Parma 108
Informazioni Turistiche:
IAT – Ufficio Informazioni ed Accoglienza turistica del Comune di Bobbio
Piazza San Francesco – 29022 Bobbio (PC)
Tel 0523/962815 – fax 0523/936666 mailto: turismo.bobbio@sintranet.it
mail to: biblioteca.bobbio@sintranet.it
Internet: www.comune.bobbio.pc.it – www.provincia.piacenza.it/turismo